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La Vela metafora della vita – un altro racconto di Valter Nicoletti

Vi proponiamo un’ulteriore momento di riflessione di Valter Nicoletti, … tutto da leggere

DIARIO DI BORDO 3

-La vela metafora della vita-

La vela non è solo competizione, regate, avventura e chi più ne ha più ne metta. E’ molto, ma molto di più!
Dovrebbe essere obbligatoria nelle scuole elementari, come lo era l’ora di religione per la mia generazione. Perché?
Perché la vela è maestra di vita. Io l’ho incontrata in maniera fortuita, da poco tempo, in tarda età. Ahimè! Nonostante questo, mi ha insegnato tante cose importanti. Lezioni preziose, che sarebbero state fondamentali per la mia adolescenza e considerevoli nell’età adulta. Vi ho destabilizzati e incuriositi vero? Ora provo a spiegarmi meglio.
Quando si esce in barca a vela si può andare al massimo (come cantava Vasco Rossi), essere perfino dei fenomeni. Si devono sfruttare al meglio il vento e le correnti marine al fine di ottenere l’andatura più veloce, per rendere la barca più performante, fondamentale quando ci si mette in gioco in regata. Tutto vero!
Questo dipende solo da noi, dalle nostre capacità e abilità! Ma se il vento sarà sostenuto, oppure di bonaccia, se ci sarà il sole o la pioggia, questo non dipenderà mai da noi, è bene averlo sempre presente. Noi possiamo solo adattarci e sfruttare al meglio ciò che il tempo ci donerà, o toglierà.
Non è questa forse, la metafora perfetta della nostra vita. La vela ci insegna, con discrezione che dobbiamo adattarci nel migliore dei modi a ciò che ci succede, che ci capita addosso (bello o brutto che sia) nell’arco dei nostri anni, così come nel passato, presente o futuro che sia.
Finché il cuore batte vita c’è. Se il vento soffia, la vela si gonfia da qualunque parte lui arrivi. Bisogna sapersi adattare questo sì. Se il vento è forte prendermo una mano di terzaroli, e se non basta, ne prenderemo un’altra. Se il vento è poco renderemo più grassa la vela per raccogliere anche quel soffio di vento. Sapendo che a noi non resta che cogliere ciò che ci viene dato.
Presa consapevolezza di questo, tutto sarà sempre un po’ più sereno, nella nostra vita. Sia sulla buona sorte, sia nella cattiva sorte. Ecco perché sostengo che la pratica velistica dovrebbe essere obbligataria fin dai primi anni di vita.
Ci insegna a vivere. Scusate se è poco…
Come vivo io la vela? Presto detto…
No credo che sarò mai un bravo regatante e questo farà incazzare il mio Skipper Daniele. Poi, però, elaborato il lutto, lo porterà ad una nuova visione diversa ed interessante sul mondo della vela.
Per me la vela è piacere allo stato puro, come una bella cena con gli amici di una vita, insomma per dirla in poche parole, andar per mare sfruttando il vento mi fa stare bene. Niente a che vedere con lo studio, il lavoro che è sangue, fatica, e addirittura a volte merda. Se ti va bene, meritocrazia. Devi emergere per non venir annientato. Devi competere e competere è sempre fatica.
No per me la vela è un’altra cosa. E’ condivisione, amicizia, aiuto reciproco, che importa se uno è poco dotato, se non rende grassa la vela con la bonaccia tesa con il vento forte?
L’importante è essere equipaggio insieme ognuno secondo capacità, dove non riesce uno ci sarà un altro pronto a rimediare. L’importante è stare insieme. Magari questo sì, con la necessaria presenza di un bravo skipper che tenga tutto sempre sotto controllo, così da permetterci di uscire sempre in sicurezza. Il mare è un grande saggio, un amico, regala momenti unici. Ma non puoi mai e poi mai sottovalutarlo, va rispettato, quando ti senti sicuro lui ti castiga e in alcuni casi non potrai nemmeno raccontarlo, perché il mare può togliere la vita. E bene ricordarlo sempre.
Andar per mare a vela, è un po’ come fare l’amore, non si può studiare, non può essere una misera prestazione ginnica. Sarebbe troppo riduttivo, è di più, è ricevere e dare. E solo l’esperienza, la conoscenza, gli incontri, che farai faranno la differenza. La vela è così, l’importante è ciò che ti cresce dentro ad ogni uscita. Come del resto nell’amore…
Ci sono anche quelli come noi, quelli abituati a stare in serie B, i mediani quelli che non hanno il piede d’oro, che portano palla, per poi far segnare un altro, il solo ricordato. Non vinceremo mai una regata, chi se ne frega, ma senza di noi chi vincerebbe?
Concludendo:
Da questa uscita, si può dedurre:
1) che bisogna sapersi adattare a ciò che trovi, sfruttare ciò che viene. Se non c’è vento non c’è niente da fare le vela non si gonfia, la barca non si muove, e allora sta fermi. Va bene così! Vuol dire che era arrivato il momento per godere del salso marino che invece sfruttando il vento non avresti sentito, di quel cormorano che sta a due passi da te non l’avresti nemmeno notato, di quel tramonto che non avresti guardato. Vi sembra poco?
2)Poco importa poi se quel giorno per ormeggiare abbiamo provato più volte, tanto alla fine ci siamo riusciti.
3)Andrà meglio la prossima volta.

Facciamo così anche nella vita, e sarà comunque una vita migliore.

Grazie a questa meraviglia che è l’associazione Tiliaventum, grazie a tutti gli instancabili volontari, grazie al Presidente Daniele che si dà. Senza mai risparmiarsi…

Valter Nicoletti

Bravo Papà, questo articolo mi piace! Per la prima volta: complimenti

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