Proseguono i testi delle impressioni sulle esperienze di mare e non solo, questa volta a quattro mani, Andrea e Valter così ci raccontano …
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DIARIO DI BORDO 4
Uscita in barca a vela con Capita 11 agosto 2021.

Da circa un mese, per quel che mi riguarda, non si rinnovava il ritrovo in darsena Punta Faro per l’abituale uscita in barca. Un po’ perché non ci sono stati contatti in tal senso, un po’ per problemi di lavoro ecc. ecc. Credo che il nostro skipper si sia un po’ stancato di ripetere sempre le stesse cose, dati i miei risultati francamenti deludenti. E ora si sta guardando intorno alla ricerca di qualcuno più portato per disciplina velica, ma questa è solo una mia sensazione, o una mia debolezza.
E’ l’undici di agosto, caldo fa caldo, non c’è che dire. La darsena è tutta un fermento, gente che viene e gente che va; un posto per parcheggiare fuori dalla marina te lo sogni, tanto per dire. Si libera un tavolino al Blue Marlin, all’ombra, ci si fionda per mangiare un boccone e gustarci una sano caffè, per me la seconda dose di caffeina, nella speranza mi consenta di avere un plus di attenzione quando sarò al timone.
Oggi l’associazione sportiva Tiliaventum mette a disposizione ben due imbarcazioni, Càpita e Birikò. Su Càpita equipaggio tutto al maschile: Daniele (skipper), Nicola, Andrea e il sottoscritto. Su Biricò tre donne (Daniela, Ilaria e Sonia) e Marco, armatore di Birikò. Mi sa tanto che Marco ha corrotto Daniele per avere questo privilegio. Sarà stata la fornitura di buon vino, ortaggi e leccornie di vario tipo… Mah, dovrò indagare…
Non dovrei dirlo, ma ho sperato fino all’ultimo momento che almeno una donna fosse imbarcata su Càpita.  Ma niente da fare. Quindi si profila quasi una sfida di genere e agonismo puro. Relax e spensieratezza zero, come invece amerei io che sportivo non sono. “Cominciamo bene” penso tra me e me.
Saluti canonici tra i due equipaggi e via, si sale a bordo. Prima di disormeggiare, si susseguono riti di scaramanzia: dicono che portino bene, ma io a queste cose non ho mai creduto. Vigliaccamente non dico niente e faccio finta di approvare la farsa.
Usciamo dalla darsena, prendiamo il canale di accesso al mare. Appena le condizioni ce lo consentono issiamo la randa e apriamo il fiocco. Si spegne il motore e… delusione. Per una buona mezz’ora, subiamo l’assenza quasi totale di vento. Osserviamo Birikò dietro di noi, a distanza. Fermi anche loro. Improvvisamente all’orizzonte appare il mare più scuro e leggermente increspato. Ancora un paio di minuti e magicamente un soffio proveniente da sud ci permette una magnifica andatura di bolina.
Durante la giornata abbiamo ingaggiato 5 o 6 sfide, da quanto si dice a bordo, tutte vinte da noi. Saremo mica di parte?
La nostra barca sembra essere decisamente più performante, anche perché, bisogna riconoscerlo, oltre a essere sensibilmente più leggera rispetto a Birikò, abbiamo preso il vento prima di loro, almeno nella parte iniziale.
Si ormeggia, si legano le cime al timone. Nicola dà una lavata alla barca con acqua dolce, lo skipper trascrive le ore motore e l’orario di rientro sul diario di bordo, segnalando l’assenza di criticità (ma poi l’ha fatto davvero?). Recuperiamo canna dell’acqua, radio ricetrasmittente e tutto il materiale da non lasciare in barca, e rientriamo. Solo presso la sede dell’Associazione Daniele si accorge che ci siamo dimenticati i documenti a bordo. Andrea corre a recuperarli, ma prima, a voce alta, arrivano alle nostre orecchie le parole di Daniele: “Bene, se non fate almeno una minchiata non siete contenti, possibile che debba pensare a tutto io? A bordo c’erano quattro teste e tre a riposo, costante mancanza di neuroni o solo coglioni? Ditemi voi.” Avrei voluto rispondere “risposta non c’è o forse, chissà, caduta nel vento sarà” tanto per citare Bob Dylan, ma non l’ho fatto ed è meglio così.
Nel frattempo in sede è arrivato anche l’altro equipaggio formato dalle bellissime Ilaria, Daniela e Sonia, gioia per gli occhi e per il cuore. In un attimo si prepara un tavolo all’esterno con tante prelibatezze a km 0 preparate da Nicola e Ilaria e non solo. Inoltre buon vino e beveraggi vari a volontà. E tutto questo è poesia.
Tilliaventum fa star bene, ma questo non basta. Il sole, il mare fanno stare bene, ma questo non basta. La barca a vela o a motore, il sup, il kitesurf fanno star bene, ma anche questo non basta. Sono l’inclusione, la condivisione, l’amicizia, la fratellanza che fanno diventare il tutto un’esperienza unica.
Pensate sia di parte? Pensate che sia troppo accondiscendente e pure un po’ ruffiano? Venite a vivere una giornata in Tiliaventum e vedrete che è davvero così!

Andrea Scagnellato
Valter Nicoletti