46° Regata “Dei Due golfi” -Lignano Sabbiadoro
Il racconto di Valter Nicoletti

Ritrovo in darsene, tutti tesi tranne me (esserci è già tanto, nda).
Daniele Passoni Skipper, Alessandro Comuzzi progettista di Capita (barca sulla quale regatiamo, ndr), Nicola Rossi prodiere, Dario Gozzo che si alterna al timone con me.
Un team misto dove si tocca il cielo per professionalità e conoscenza, per poi raschiare il fondo del barile con un timoniere come lo scrivente.
A bordo chi utilizza la sedie rotelle per muoversi e chi ha un’emiplegia e con deficit motori al lato sx. Insomma un gran casino… Ma forse il bello è proprio questo.
Cominciamo a studiare il campo di gara, si guardano le barche avversarie per capire pregi e punti deboli… Per fare questo si sta vicini, si sentono le voci, si rubano gli schemi. Ed è allora che veniamo indicati da un rivale come ”la barca dei disabili”……
Qualcuno a bordo della nostra imbarcazione esclama:”Disabili un cazzo! Questa è una barca fruibile a tutti”. Subito ripreso dallo Skipper che sentenzia: “Non è il momento di fare polemiche, pensiamo alla regata”.
(Il tutto seguito da un simpatico ritornello di imprecazioni colorate, nda).
Ma ha ragione: non è il momento, ora è più importante fare un buon tempo.
Però dovremmo tornarci le parole sono macigni.
Torniamo alla nostra competizione, il vento manca e di conseguenza manca la forza propulsiva, quindi non resta che aspettare e l’attesa è durata più di due interminabili ore…
Quando già si prevedeva che tutto sarebbe stato rimandato al giorno dopo, che il vento arriva.
La regata ha inizio.
Riallineamento del campo di gara, una serie di studi sul tipo di correnti marine, boa, barca giuria, mutazione del vento, concetti che per me sono ancora poco chiari.
La prima partenza… , siamo arrivati sulla linea, poi superati da enormi mostri decisamente competitivi.
Le prove però sono state due e alla seconda partenza eravamo davanti a tutti. Dimostrazione del fatto che la tenacia e la costanza ripagano sempre.
Timonare in gara non è per niente facile come del resto in ogni altra operazione in barca.
Eseguire male una strambata equivale a giocarsi una regata ed io, sotto stress, ne ho sbagliata più di una, ma l’equipaggio “che mi vuole bene” si è mostrato solidale e comprensivo. Lo skipper no, lui mi ha insultato in maniera pesante, come richiede il suo ruolo. Dal canto mio posso dire di aver dato il massimo e lì sono arrivato, per questo non mi sento assolto, ma nemmeno mortificato.
Poteva andare meglio certo… Ma tenuto conto delle barche concorrenti più performanti, di team storici e professionali , sono soddisfatto dell’impresa.
Ognuno secondo capacità, possibilità ognuno ha dato tutto ciò che aveva niente di piu ma nemmeno niente di meno e questo basta e avanza.
Poi alla fine tutti insieme nella sede dell’associazione Tiliaventum, un buon vino rosso del salame rigorosamente di casa a prenderci in giro goliardicamente, anche questi sono attimi di felicità.
Un grazie a Tiliaventum a Capita una meravigliosa barca per tutti…
P.s. Se non ho creato troppi danni in regata e dovessero non chiamarmi più, Vi racconto la prossima regata.

Valter Nicoletti